Art 143 TUEL dossieraggio legalizzato dallo Stato

Art. 143 TUEL

Art 143 TUEL dossieraggio di Stato

Art 143 TUEL dossieraggio di Stato. Tutti leggiamo in questi giorni dell’indignazione che attraversa il mondo della politica nelle sue massime sfere per l’attività di dossieraggio di cui è stato vittima. Fatti gravissimi condannati e denunciati bipartisan, agevolati da evidenti casi infedeltà e da deficienze nei sistemi di controllo interno che speriamo vengano al più presto risolte.

Accanto a questi illeciti, certamente di grandissima rilevanza in ragione dello spessore dei soggetti convolti, ve ne sono, però, degli altri con i quali si convive da decenni con l’avvallo tacito della politica e non solo. Mi riferisco, quanto al “non solo”, ai soggetti che ricoprono ruoli apicali nell’organizzazione dello Stato e che si rendono conto, fino in fondo, della barbarie del medievale art. 143 TUEL solo quando che ne vengono direttamente travolti.

Il caso ASP di Vibo Valentia

Art 143 TUEL: dossieraggio di Stato

Proprio per questo sorrido leggendo l’intervista al Generale Antonio Battistini, ex commissario dell’ASP di Vibo Valentia recentemente sciolta per infiltrazioni mafiosa, il quale solo oggi – nel passare da possibile Commissario Straordinario cui affidare la guida dell’ente sciolto, a corresponsabile dello scioglimento – apre gli occhi. Uno dei punti dell’intervista che più mi ha fatto riflettere è stato questo: «Se una ditta è a posto, in mancanza di interdittiva antimafia, perché non deve partecipare a una gara? Solo perché è vibonese?»

Ecco, questo interrogativo necessita di immediata risposta da parte della Prefettura di Vibo Valentia perché accomuna tutte le relazioni che hanno determinato lo scioglimento dei comuni del vibonese. Per rendersi conto della drammaticità della domanda sarebbe necessario leggere con i propri occhi queste relazioni perché, credetemi, è veramente faticoso fidarsi del racconto che ne può fare una delle persone costretta a leggerla per autodifesa. Torquemada ne rimarrebbe impressionato!

Ci credereste?

Se, per esempio, vi dicessi che un’azienda, tacciata di vicinanza alla criminalità organizzata e, in quanto tale, oggetto delle contestazioni mosse ad un’amministrazione comunale perché rea di averle affidato dei lavori (badate a seguito di pubblica gara), ebbene, se vi dicessi che questa stessa azienda è iscritta nella white list della Prefettura, possiede il certificato antimafia rilasciato dalla Prefettura stessa, è affidataria di lavori (anche in via diretta) da parte della stessa Prefettura per la quale continua ad operare (magari nella stessa stanza del soggetto che ha scritto la relazione), credereste mai a tale paradossale affermazione?

Credereste all’affermazione che una ditta sarebbe legata alla criminalità organizzata perché ai tempi delle Crociate il suo presidente è stato controllato dalle forze dell’ordine assieme ad un soggetto arrestato, poi, nel 2022 per reati associativi? Io, di sicuro, no! Manifesterei, invece, seri dubbi sullo stato di salute mentale e sul quoziente intellettivo del mio interlocutore, appannati, nella migliore delle ipotesi, dal coinvolgimento emotivo. E gli esempi accennati, fidatevi, sono nulla rispetto alle ulteriori sistematiche censure Kafkiane che si è costretti a leggere!

E’ essenziale rendere pubbliche le relazioni delle Commissioni d’Accesso

Ecco perché è essenziale rendere pubbliche le relazioni delle Commissioni d’Accesso e, ancor prima, consentire ai diretti interessati di potersi difendere. È fondamentale che chi le redige se ne assuma la piena responsabilità davanti al popolo sovrano e, al contempo, è necessario un contraddittorio effettivo, secondo le regole di uno Stato di Diritto e non della Santa Inquisizione, in modo da consentire al malcapitato di chiarire situazioni oltremodo limpide salvo che per gli autori della relazione, purtroppo e spiace rilevarlo, sempre più spesso interessati a produrre streghe.

Art 143 TUEL Sindaci carne da macello! Quanti parlamentari conoscono la norma sullo scioglimento dei comuni?

La situazione è gravissima ma è compresa solo dai pochissimi sventurati che la vivono, ma il tuono del Generale Battistini potrebbe finalmente aprire uno squarcio nella coscienza di una politica assonata e distratta, a volte indifferente e, purtroppo, spesso connivente per la paura di esporsi. Che non sia la volta buona? Intanto, nel mio piccolo, cercherò di continuare a portare il mio contributo perché ho fiducia nella giustizia e nessuno, men che mai un semplice burocrate, può essere considerato al di sopra della legge.
Arrivederci a presto per una nuova puntata. Seguitemi, vi raccomando!

Intervista al Generale Antonio Battistini

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