Gio. Gen 23rd, 2025

Tropea news Mio figlio voterà Micucci (o forse no)

Tropea news Mio figlio voterà Micucci (o forse no)
“Papà, finalmente si ritorna alla normalità!”
Ecco le parole solenni di mio figlio, il grande. Subito seguite da quelle, altrettanto entusiaste, del piccolo e persino di mia moglie, che di norma si tiene lontana dalle questioni amministrative come il gatto dall’acqua. Il motivo di tale entusiasmo? La gioiosa concessione di un giorno di riposo scolastico, graziosamente elargito dal dottor Micucci, membro della Commissione Straordinaria che attualmente governa il Comune di Tropea. Ah, e non dimentichiamo il suo passato come presidente della Commissione d’accesso che ha chiesto e ottenuto lo scioglimento dello stesso Comune. Insomma, un uomo che sa come fare colpo su una famiglia media con figli in età scolare.

Da qui, la battuta facile e un po’ amara: tre voti sicuri per Micucci, nel caso in cui decidesse mai di lanciarsi nell’arena politica come candidato sindaco della nostra cara città. Anche se, ammettiamolo, i voti di due minori non pesano molto nelle urne.

L’era d’oro dei giorni di chiusura scolastica
Ma torniamo a noi. Era da anni, e dico anni, che non succedeva qualcosa del genere. Con me, poi, non era mai accaduto… o meglio, una sola volta sì. Quella volta con l’allerta gialla. Oh, che giornata memorabile! Non solo chiusi le scuole, ma ebbi anche ragione: la tempesta arrivò davvero. Ricordo ancora con un misto di terrore e soddisfazione quando, da quel momento in poi, la prefettura mi chiamava con deferenza ad ogni allerta per avere le mie “previsioni meteo da sindaco”. E io, tra una risata e un brivido di responsabilità, mi sentivo quasi il Giuliacci delle istituzioni locali.

Tropea news Mio figlio voterà Micucci (o forse no)

E oggi? Oggi si torna alla normalità. Quella normalità moderna che, tradotta nel linguaggio burocratese, significa “lavarsi le mani da ogni responsabilità“. Non sono più io a decidere, e quasi mi manca quel sottile brivido di dover scegliere tra la sicurezza e la furia di insegnati e genitori.

Il bravo sindaco e le sue croci (o invettive)
Per anni, ho tenuto aperte le scuole, sempre, anche sotto le peggiori allerte arancioni, mosso da un senso di dovere che oggi suonerebbe quasi eroico. La mia convinzione? Il superiore interesse dei ragazzi e delle loro famiglie (o almeno della stragrande maggioranza di loro, perché ovviamente c’è sempre chi si lamenta). Sapevo bene a cosa andavo incontro: responsabilità enormi e, soprattutto, il linciaggio verbale da parte di insegnati e alcune “madri di famiglia”, con quella capacità di maledire che nemmeno una fattucchiera in pensione potrebbe eguagliare.

Eppure resistevo. Resistevo perché credevo – e credo ancora – che un bravo sindaco non debba mai rifuggire dalle proprie responsabilità. Soprattutto quando in ballo ci sono la crescita, il benessere e, lasciatemelo dire, anche la sanità mentale dei nostri giovani. Chiudere una scuola in inverno per un’allerta arancione? Ma siamo seri! Cosa facciamo, blindiamo anche i negozi se c’è un po’ di vento?

Devo dire, però, che c’è ancora qualche collega che resiste all’ondata di “chiudiamo tutto e pensiamo domani”. A tal proposito, il mio plauso e la mia solidarietà vanno al sindaco di Ricadi, il prode Nicola Tripodi, e al sindaco di Zambrone, avv. Corrado L’Andolina, e agli altri sindaci della resistenza, che sicuramente hanno patito invettive simili alle mie. Cari colleghi, so che avete avuto coraggio e di questi tempi, il coraggio è una merce rara. Ovviamente, ogni sindaco conosce il proprio territorio e la sua fragilità, quindi, sono certo che ogni decisione sia stata ben ponderata. Evidente, però, come il sistema delle allerte debba essere radicalmente rivisto.

Dimenticavo…
Ah, un’ultima cosa: sui voti per Micucci scherzavo, ovviamente!

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