Art 143 Comune di Tropea conflitto di interessi
Art 143 Comune di Tropea conflitto di interessi. Ho trovato l’articolo di Antonello Piroso e, ancora prima, il suo racconto nel corso del suo programma “Il Cavaliere Nero” su Virgin Radio, estremamente interessanti ed utili perché, oltre a parlare in un linguaggio lontano dal burocratese e quindi accessibile ai più, riaccendono l’attenzione sulla piaga italica dell’art. 143 TUEL, la Morte Nera dei sindaci del Sud Italia. Una norma medievale, dal sapore sudamericano, che in Italia sopravvive grazie all’apatia, alla disinformazione o forse al tacito consenso di una politica alla quale i sindaci, evidentemente, danno fastidio.
Troppi sono gli interessi che si nascondono dietro questa norma, quindi, non è facile porvi un argine, ecco perché non mi illudo troppo sui buoni propositi manifestati dal Ministro Piantedosi.
Ma torniamo a noi, a Tropea. Ebbene, ho più volte fatto cenno al contenuto della relazione che ha decretato il dissolvimento degli organi elettivi della Città e, ancora una volta, via assicuro e vi prego di credermi sulla parola, che quanto raccontato dal bravissimo giornalista è nulla rispetto ad una relazione che a mio avviso viene classificata come riservata e, pertanto, resa inaccessibile al popolo, solo per pudore.
Conflitto di interessi
L’intervento di Piroso mi offre un assist formidabile per intervenire su un ulteriore tema scottante al quale pure ho fatto cenno, ma che in pochi hanno colto: il conflitto di interessi. Emblematico il caso che ho segnalato solo pochi giorni fa, un lavoro di poco più di € 6.000,00 è stato affidato, per poco meno di € 10.000,00, il tutto, peraltro, con un ritardo ingiustificabile.
Ebbene, il Comune di Tropea si è costituito nel giudizio amministrativo sullo scioglimento degli organi elettivi e, per difendere il provvedimento di dissolvimento, ingloba nel proprio atto difensivo la foto di una mappa delle cosche di tutta la provincia di Vibo Valentia per affermare l’esistenza del fenomeno e la permeabilità allo stesso del comune di Tropea, quindi, la necessità di sciogliere gli organi elettivi sulla scorta dei principi magistralmente ed ironicamente raccontati da Piroso.
Per quali ragioni il Comune di Tropea si è costituito nel giudizio innanzi la TAT del Lazio?
Ma non è questo il punto! Il punto è: ma perché mai il Comune di Tropea si è costituito in giudizio? Quali propri interessi doveva mai difendere? La risposta è sconcertante ma chiara. L’ente comunale, più che rappresentare l’interesse pubblico (dunque i propri interessi), sembra agire per salvaguardare l’operato della Commissione d’accesso che ha determinato lo scioglimento.
E qui emerge il nodo cruciale: da chi era guidato tale organismo? La Commissione d’accesso era presieduta dal dott. Roberto Micucci, lo stesso che oggi guida la Commissione Straordinaria incaricata di amministrare il Comune, lo stesso che ha redatto la relazione per la costituzione dell’avvocatura dello Stato in giudizio. Dunque, mi domando ancora: perché il Comune di Tropea si costituisce in giudizio pur essendo un semplice contro interessato? Non bastava l’avvocatura? C’era la necessità di spendere soldi pubblici quando già aveva relazionato all’avvocatura? Cosa doveva difendere?
Un conflitto di interessi macroscopico
Questa situazione rappresenta un conflitto di interessi macroscopico, evidente anche al più ingenuo degli esseri umani. Il dott. Micucci, in qualità di capo della Commissione Straordinaria, dovrebbe garantire imparzialità e trasparenza nella gestione amministrativa, ma il suo coinvolgimento diretto nella relazione che ha portato allo scioglimento solleva dubbi profondi e fondati sulla sua capacità di agire con imparzialità ed indipendenza.
Il comune ha interesse a che le cose evolvono secondo la legge e la Commissione Straordinaria, chiamata a sistemare le cose che non andavano secondo il racconto degli inquisitori, paradossalmente, potrebbe essere la prima a sincerarsi che quanto rappresentato dalla Commissione di Accesso nella propria relazione abbia travisato, uso ovviamente un eufemismo, la realtà degli accadimenti. Ora, la domanda nasce spontanea, può l’attuale commissione straordinaria con il dott. Roberto Micucci a capo, garantire imparzialità, trasparenza ed una corretta gestione amministrativa? Può giudicare con imparzialità l’operato della Commissione d’Accesso?
Imparzialità compromessa: Il presidente della commissione ha già partecipato alla valutazione e alla decisione di sciogliere l'ente, quindi potrebbe trovarsi in una posizione in cui ha interesse a confermare, tramite la sua gestione come commissario, le conclusioni che ha già espresso nella relazione. La sua imparzialità nella gestione dell’ente potrebbe essere percepita come compromessa.
Giudizio su sé stesso: Il presidente della commissione che diventa commissario potrebbe trovarsi a gestire o a monitorare direttamente le situazioni critiche che lui stesso ha evidenziato nella sua relazione, creando una situazione in cui si troverebbe a "giudicare il proprio operato". Questo mina il principio di neutralità e trasparenza.
Compatibilità dell’art. 143 TUEL con i principi fondamentali dello Stato di diritto
Questo caso solleva questioni più ampie sulla compatibilità dell’art. 143 TUEL con i principi fondamentali dello Stato di diritto. Una norma così incisiva, che colpisce non solo gli amministratori ma l’intera comunità locale, richiederebbe trasparenza assoluta e garanzie procedurali rigorose, oggi purtroppo assenti. Inoltre, il caso Tropea dimostra quanto sia necessario introdurre meccanismi che prevengano conflitti di interessi di questa portata.
Nonostante tutto, rimane la fiducia nel tempo e nella giustizia per fare chiarezza su questa vicenda. La speranza è che casi come quello di Tropea possano accendere una riflessione seria e concreta sulla necessità di riformare un sistema che, al momento, sembra incapace di garantire equità e trasparenza.