Lo Stato, il coraggio e il silenzio che uccide la giustizia. Il caso Tropea
Lo Stato il coraggio e il silenzio che uccide la giustizia. Il caso Tropea.
Ho sempre nutrito il massimo rispetto per le Istituzioni della Repubblica, anche nei momenti più complessi. Tuttavia, ci sono situazioni in cui un Servitore dello Stato, quale ancora mi considero, è chiamato a rompere il silenzio, non per ribellione, ma per dimostrare che il sistema istituzionale possiede gli anticorpi necessari per debellare il male oscuro che spesso si annida al suo interno. Il silenzio, in questi casi, non è una virtù; è un tradimento.
Il popolo, troppo spesso, preferisce la quieta complicità al coraggio della verità. Per convenienza, paura o un’ingenuità che sconfina nella miopia, molti si rifugiano in una giustificazione che suona come una condanna anticipata: “È una brava persona, un ottimo amministratore, ma se è successo tutto questo, qualcosa avrà fatto.” Neppure una sentenza di assoluzione con formula piena riesce a scalfire questo pregiudizio, perché il populismo giustizialista, alimentato da opportunismi politici, ha avvelenato la cultura della giustizia in Italia.
La paura e l’ignavia si fondono spesso in un collaborazionismo che tradisce la comunità. Non parlo della collaborazione dovuta e rispettosa delle regole, ma di un cedimento alla logica del “quieto vivere” che si traduce in taciti consensi e mani levate verso chi calpesta i princìpi della trasparenza e della giustizia.
Il Caso Micucci: Un conflitto di interessi lampante
Nutro rispetto per l’organismo Commissione Straordinaria, chiamata a guidare il Comune di Tropea dopo lo scioglimento degli organi elettivi, ma non posso tacere su una scelta che considero gravemente infelice: la presenza del Dott. Roberto Micucci. Micucci, nel suo precedente ruolo di Presidente della Commissione d’Accesso, ha redatto la relazione che ha portato allo scioglimento degli organi elettivi del Comune. Ora, come membro della Commissione Straordinaria, amministra la stessa città in una situazione che grida conflitto di interessi.
Ogni suo atto appare subordinato a una preoccupazione principale: giustificare il proprio operato passato, anziché amministrare con spirito critico e imparzialità. Questo atteggiamento mina la credibilità delle istituzioni e mette in crisi i princìpi di imparzialità e giustizia amministrativa. Come può un commissario straordinario, incaricato di ricostruire la fiducia nelle istituzioni, convivere con questo sospetto?
Il Silenzio Complice e le Responsabilità
Ancora più inquietante è il tacito consenso che circonda questa vicenda. Nessuno, nemmeno chi avrebbe l’obbligo giuridico di intervenire, sembra disposto a rilevare e denunciare l’evidente conflitto di interessi. Questo silenzio non è casuale: è il frutto di un sistema che tollera le ombre purché non disturbino la routine. Mi chiedo, e vi chiedo: quando il Ministero dell’Interno, su irrituale ed inopportuna indicazione dell’allora Prefetto di Vibo Valentia dott. Giovanni Grieco (verosimilmente fatta per premiare il capolavoro confezionato), ha proposto il nome del Dott. Micucci al Presidente della Repubblica per la nomina a membro della Commissione Straordinaria, era consapevole di questa circostanza?
La mia risposta è negativa. Il conflitto di interessi era palese, tanto da rendere tale nomina non solo inopportuna, ma dannosa. Tuttavia, la nomina è avvenuta, e ora non ci resta che assistere agli sviluppi futuri. Resta da vedere cosa accadrà nei prossimi mesi e come le istituzioni risponderanno a questa crisi di integrità.
Il coraggio di denunciare per difendere le Istituzioni
Siamo dinanzi a un bivio: continuare ad accettare queste dinamiche come inevitabili o alzare la voce per chiedere trasparenza e responsabilità. La storia ci insegna che le istituzioni possono sopravvivere solo se i cittadini e i loro rappresentanti hanno il coraggio di mettersi contro il “sistema” quando questo tradisce i suoi princìpi.
Vedremo cosa accadrà nel prossimo futuro, ma una cosa è certa: il rispetto per le Istituzioni non significa silenzio dinanzi alle loro distorsioni. Significa avere il coraggio di denunciare per difenderle.