Lun. Dic 23rd, 2024

Tropea dalle luminarie di Vienna e Via Montenapoleone ai fondi di magazzino: le “Luminarie della Libertà”. Puntata 3.

Tropea dalle luminarie di Vienna e Via Montenapoleone ai fondi di magazzino : le "Luminarie della Libertà". Puntata 3.

Tropea dalle luminarie di Vienna e Via Montenapoleone ai fondi di magazzino: le “Luminarie della Libertà”. Puntata 3.

Tropea dalle luminarie di Vienna e Via Montenapoleone ai fondi di magazzino: le “Luminarie della Libertà”. Puntata 3. Ricordate il mitico Pippo Kennedy Show di Corrado Guzzanti? Quello sketch memorabile sulla “Casa delle Libertà”, con il suo celebre motto: “Facciamo un po’ ciò che ci pare”. Lo ricordate? Bene, sembra che il Natale di Tropea abbia preso spunto proprio da lì. Perché, diciamocelo, il Borgo Incantato che tutti conoscevamo è ormai un lontano ricordo: quello che abbiamo davanti è più simile a un patchwork sgangherato in cui ognuno ha fatto come gli pareva, dove ogni regola è stata ignorata o aggirata con l’agilità di un contorsionista.

Il tutto, naturalmente, col tacito consenso e l’assenso complice dei controllori, i quali, anziché vigilare, si sono limitati a un elegante “facciamo finta di niente”.

Si parte dai mercati di Natale (argomento sul quale ritornerò) per passare al protagonista di questa tragicommedia: le luminarie. Quelle che, con tanta fantasia, potremmo ribattezzare le “Luminarie della Libertà”. Perché? Perché, liberamente, si è deciso di optare per un livello qualitativo che possiamo definire, con uno slancio di generosità, “discutibile”. Addio alle atmosfere sofisticate che ricordano le luci scintillanti di Vienna o il lusso di Via Montenapoleone. Qui siamo passati direttamente ai fondi di magazzino: un’orgia di installazioni raccattate qua e là pur di montare qualcosa e dire che anche quest’anno ce l’abbiamo fatta.

Ah, e il tutto, udite udite, al modico costo di 106.000,00 euro (oltre IVA). Ereditati dal nonno! Non dimentichiamolo mai questo particolare, perché se oggi possiamo permetterci un “Villaggio di Natale” è solo per il lavoro eccezionale di risanamento dei conti svolto dall’amministrazione che ho avuto il privilegio di guidare. Ma torniamo ai soldi, € 106.000,00 oltre IVA. Una cifra molto importante che avrebbe potuto e dovuto garantire qualcosa di più decente. Ma no, perché puntare su decorazioni all’altezza di un borgo che si fregia del titolo di Borgo dei Borghi quando possiamo avere Babbi Natale impiccati e stelle nane e mezze fulminate e cadenti?

Non finisce qui: le installazioni che un tempo venivano usate come semplici riempitivi — giusto per coprire qualche angolo spoglio — sono diventate, incredibilmente, il fulcro del “Borgo Incantato 2024”. Sì, avete capito bene. Quegli addobbi che nessun altro avrebbe mai avuto il coraggio di mettere in prima fila sono stati trasformati nelle star dello spettacolo.

E tutto questo si è consumato sotto gli occhi vigili di chi avrebbe dovuto controllare. Anzi, non solo hanno chiuso un occhio: li hanno proprio serrati entrambi, forse per non rischiare di vedere il disastro in tutta la sua gloria. Parliamoci chiaro: di fronte a un fallimento così evidente (lo dicono i numeri, lo dice il pubblico che purtroppo – o fortunatamente, dipende dai punti di vista – non c’è), sarebbe stato dignitoso farsi da parte, fare un passo indietro, dire “abbiamo sbagliato”. Ma no, la presunzione e, forse, un pizzico di paura hanno spinto qualcuno a metterci la faccia per provare a tamponare una figuraccia ormai irreparabile.

E così, care Principesse e cari Principi, ci troviamo di fronte a un Natale che forse è il loro, ma sicuramente non è il nostro. Perché il nostro Natale — quello che dovrebbe portare incanto, eleganza, magia — è stato sostituito da una messinscena che lascia l’amaro in bocca.

Continua, seguitemi . . . .

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